Il dibattito sulla sostenibilità della produzione di latte bovino, ed in particolare sulla sua produzione di gas ad effetto serra (GHG), è giorno dopo giorno sempre più acceso ed a nostro parere sembra si stia radicalizzando. Da un lato c’è chi non ne vuol sentir parlare perché lo ritiene un argomento inventato o poco importante; dall’altro c’è chi lo considera un problema irrisolvibile e si auspica la chiusura degli allevamenti, soprattutto quelli “intensivi”. Il concetto espresso nella locuzione latina “in medio stat virtus”, che letteralmente significa “la virtù sta nel mezzo”, è probabilmente nato nell’antica Grecia (Aristotele) e da lì ha permeato la cultura e la storia di tanta parte del mondo.

Ovvio è che gli allevamenti di bovine da latte producono gas climalteranti (GWP), alla stregua di ogni altra attività umana e naturale. Negare che questo sia vero è un atteggiamento pericoloso e fuorviante, come lo è affermare che la maggiore responsabilità del surriscaldamento del pianeta è da attribuire agli allevamenti.

Pertanto, è pensiero di tante persone che le emissioni di GHG derivanti dagli allevamenti di bovine da latte vadano comunque ridotte per due ragioni fondamentali. La prima, che è la più importante, è quella etica, perché è giusto salvaguardare la salute del nostro pianeta e delle persone; mentre la seconda, di carattere più speculativo, è che a causa della sensibilità dell’opinione pubblica, i consumi di latte e carne nei paesi occidentali stanno diminuendo.

Per migliorare un dato è però necessario conoscerlo.

Per dare informazioni chiare su quale sia la reale produzione di gas ad effetto serra dell’allevamento in Italia, Ruminantia ha realizzato nel 2020 un webinar dal titolo “La verità sulle emissioni dell’allevamento: intervista ad ISPRA” durante il quale, con Eleonora Di Cristofaro e Marina Vitullo, abbiamo commentato il report ISPRA 2020 (la cui sintesi è visibile in tabella 1).

Nel documento si evidenzia chiaramente che le bovine da latte contribuiscono per il 2% alla produzione di gas climalteranti. Per quanto riguarda invece i bovini da carne, il loro contributo è dell’1.7%, per gli ovini è dello 0.5%, per i bufali dello 0.25% e per le capre dello 0.05%.

Dai dati che ci ha fornito il Prof. Andrea Vitali del dipartimento DAFNE dell’Università della Tuscia (Viterbo), per ogni kg di latte bovino prodotto da un’azienda media italiana ubicata in una pianura irrigua vengono immessi in atmosfera 1.13 kg di CO2eq.

Per avere maggiori dettagli sulle emissioni di GHG derivanti dall’allevamento della bovina da latte, abbiamo organizzato il 27 Maggio 2021 un webinar molto pratico dal titolo “Come si calcola l’impatto ambientale del latte” nel quel abbiamo coinvolto Maddalena Zucali e Giulia Gislon dell’Università di Milano (DISAA), coinvolte in due importanti progetti di ricerca che si occupano di sostenibilità dei sistemi zootecnici: Clevermilk e Forage4Climate.

Da questo lavoro di ricerca è scaturito che le stalle che hanno partecipato ai progetti emettevano mediamente 1.37 (0.96 -2.32) kg di CO2 eq per ogni kg di latte prodotto.

Emissione di GWP – Dati progetti Life: Forage4climate e LifeDOP, Università di Milano.

All’interno dei progetti sono state indagate e testate anche una serie di tecniche di mitigazione delle emissioni applicabili in azienda. La riduzione della produzione di GWP richiede un approccio olistico o meglio detto plurifattoriale (figura 2), che è stato approfondito nel corso del webinar.

Fonte: Giulia Gislon, Università degli Studi di Milano.

Di seguito, la registrazione dell’evento.