È ormai risaputo come uno dei maggiori problemi per le vacche da latte molto produttive sia il Bilancio Energetico Negativo (NEB), cioè l’impossibilità di assumere abbastanza energia per coprire i fabbisogni, specie nelle fasi iniziali della lattazione. Questo fenomeno, non solo ha effetti negativi sulle performance degli animali, ma li espone al rischio di sviluppare alcune gravi dismetabolie come la chetosi, il deficit immunitario post parto e tutte le problematiche sanitarie ad esso collegate. Facciamo quindi luce su alcune importanti sfide metaboliche che interessano le vacche altamente produttive, dalla fase di transizione fino alla prima fase della lattazione, e che coinvolgono uno degli organi più importanti per il metabolismo, ovvero il fegato.
Da numerose ricerche è emerso come nell’arco di pochi giorni, dal giorno 250 di gravidanza fino al giorno 4 post parto, venga triplicato il fabbisogno di glucosio, raddoppiato quello amminoacidico e si assista ad una domanda di acidi grassi (NEFA) 5 volte superiore (Waldron and Overton, 2004). La raddoppiata richiesta di ossigeno da parte delle cellule epatiche ci dà un’idea del grado di attività metabolica degli epatociti (Reynolds et al., 2000) È anche noto che molte vitamine del gruppo B sono importanti coenzimi del metabolismo energetico, sono fondamentali per l’attività del fegato e sono normalmente prodotte dalla flora microbica ruminale. È invece meno noto che le più recenti ricerche sulle vitamine B nei ruminanti abbiano dimostrato che in presenza di squilibri ruminali, come l’acidosi, la produzione di queste vitamine scenda al di sotto dei fabbisogni richiesti per gli animali, specie se molto produttivi.
Oggi la produttività delle vacche da latte è aumentata vertiginosamente e uno dei fattori chiave per quasi tutti i processi fisiologici che influenzano questa straordinaria produttività sono le vitamine del gruppo B, che giocano un ruolo importante come cofattore nei vari processi enzimatici collegati al metabolismo di grassi, carboidrati e proteici che si collocano nel fegato. Sebbene i batteri ruminali delle vacche da latte siano in grado di sintetizzare tutte le vitamine del gruppo B, è importante capire che la loro efficacia si riduce a causa della degradazione ruminale prima che possano raggiungere l’intestino e il fegato.
Tra le tante novità contenute nella recente revisione dei fabbisogni effettuata dal NASEM 2021, si è preso atto dell’evoluzione produttiva delle bovine da latte e ci saremmo aspettati che fossero riportati i fabbisogni di vitamine del gruppo B visto che abitualmente sono presenti in tutte le razioni destinate ad esse. Tale pubblicazione non definisce i fabbisogni delle principali vitamine del gruppo B (eccezion fatta per la niacina, la biotina e la vitamina B12), pur riconoscendo l’importanza delle stesse per massimizzare l’efficienza metabolica. Quando si tratta di definire una strategia di supplementazione per le vitamine del gruppo B è importante distinguere quindi un tipo di approccio volto solo ad evitarne le carenze e i conseguenti effetti clinici sugli animali, oppure un approccio mirato a massimizzare le performance produttive e l’efficienza metabolica. I motivi per cui è ancora fortemente consigliata l’integrazione di vitamina B sono facilmente intuibili e legati principalmente alla presenza di possibili disordini ruminali, come l’acidosi e la sub-acidosi, che limitano la capacità dei batteri ruminali di sintetizzare vitamina B, e il crescente aumento dei fabbisogni energetici in vacche da latte sempre più produttive, che rischiano di incorrere con frequenza nel fenomeno del Bilancio Energetico Negativo. La presenza di cofattori enzimatici con funzione epatoprotettrice, quali le vitamine del gruppo B, hanno un ruolo chiave nel metabolismo glucidico e lipidico, che sono messi a dura prova nella fase di pre e post parto. Le vitamine del gruppo B, assorbimento e fabbisogni.
Prima di definire i fabbisogni delle vitamine del gruppo B è importante chiarire come sia necessario conoscere cosa avviene prima a livello ruminale. Come noto, molti di questi cofattori enzimatici vengono prodotti dalla microflora quando il rumine è in buone condizioni di salute. È altresì importante ricordare come gli stessi batteri ruminali siano allo stesso tempo anche responsabili di un certo grado di degradazione delle stesse vitamine del gruppo B se queste vengono somministrate senza rumino-protezione. È chiaro quindi che la quantità di vitamina B che può essere realmente disponibile a livello intestinale per l’assorbimento, ovvero la cosiddetta quota by-pass, è difficilmente prevedibile perché dipende da molteplici fattori, come ad esempio la quantità e la qualità della vitamina che viene somministrata, la velocità di transito, la quota endogena apportata tramite la sintesi effettuata dalla microflora ruminale, la possibile degradazione e, per finire, il coefficiente di assorbimento intestinale che differisce per ogni singola vitamina del gruppo B (Santschi 2005 et al.; Miller et al., JAS, 1986; Zinn et al., JAS, 1987; Konings et al., BJN, 2002).
Alcuni autori hanno cercato di comprendere meglio i meccanismi che stanno alla base dell’assorbimento delle vitamine del gruppo B definendo per ogni vitamina la “sintesi ruminale apparente”, ovvero la differenza osservata sperimentalmente tra la quota di vitamina B che raggiungeva il duodeno e la quota introdotta con la dieta che poteva derivare sia dall’ integrazione che dalle materie prime presenti nella dieta base.
In tabella 1 vengono riportati i livelli di “sintesi ruminale apparente” delle principali vitamine del gruppo B in mg/giorno (Schwab et al. 2005; Santschi et al 2005)
In tabella 2 vengono riportati i livelli di by pass ruminale delle singole vitamine del gruppo B
L’importanza di utilizzare una fonte rumino-protetta di vitamina B
Se gli animali vengono alimentati con fonti di vitamina B non protetta, quasi il 90% di esse potrebbe essere degradato nel processo di ruminazione, facendo perdere efficacia alla Pagina 4/7 copertura del fabbisogno metabolico. Questo significa che bisogna somministrare tali vitamine in quantità maggiore, con un aggravio di costi, per fornirne una quota sufficiente a livello dell’intestino tenue dove avviene l’assorbimento. Trouw Nutrition Italia, per colmare le possibili carenze di vitamine del gruppo B che possono instaurarsi specialmente nelle prime fasi della lattazione, propone l’utilizzo di Selko Vivalto, un pool di vitamine del gruppo B rumino-protette a supporto del metabolismo epatico. Selko Vivalto è stato progettato specificatamente per resistere alla degradazione durante la fase di ruminazione grazie ad una particolare tecnologia di protezione in grado di fornire un comprovato by-pass ruminale al 95%. Inoltre, la stabilità della protezione rende possibile utilizzare il prodotto nei mangimi pellettati, rendendolo adattabile ai diversi tipi di razioni. In base a questi approfondimenti scientifici i ricercatori Trouw Nutrition hanno formulato un pool di vitamine del gruppo B rumino-protette per supportare la salute e le performance delle bovine da latte ad alta produzione.
In Tabella 3 vengono riportati i fabbisogni vitaminici e la composizione del pool vitaminico Vivalto
Nel grafico 1, Vivalto garantisce un by-pass del 95% a confronto con altre vitamine B ruminoprotette
In tabella 4 sono riassunte le funzioni principali delle vitamine del gruppo B
Evidenze sperimentali di selko vivalto
Per il suo meccanismo d’azione Vivalto ha effetti positivi su produzione e fertilità. È stato testato presso la stalla sperimentale di Agresearch Canada, struttura di ricerca di Trouw Nutrition in Nord America, con evidenti effetti sulla produzione di latte. È stato anche validato sul campo in Italia, confermando i risultati sperimentali.
Di seguito, nel grafico 2, una sintesi delle prove internazionali effettuate su Selko Vivalto nei centri di ricerca Trouw Nutrition
Grafico 2. Confronto dei risultati del trattamento con Selko Vivalto in un gruppo di 56 vacche rispetto al controllo
Per il test sono stati arruolati gli animali in base alla data di parto e alla produzione di latte prevista, 69 hanno completato 100 giorni di prova e 53 hanno completato 200 giorni di prova. Le vacche sono entrate in prova mediamente a 4 giorni di lattazione. L’alimentazione era composta da silomais, fienosilo e mangime pellettato. La razione era bilanciata per una produzione di latte di 39 lt, 3.7% di grasso e 3.3% di proteine, il mangime era il 40% dell’unifeed ed era stato pellettato ad una temp. di 77°C. Selko Vivalto è stato somministrato tramite il mangime in ragione di 3g/capo/giorno. Produzione di latte e ingestione di sostanza secca sono state misurate giornalmente, l’analisi del latte è stata effettuata a 50, 75 e 100 giorni di lattazione. Peso vivo e BCS sono stati misurati all’inizio e dopo 100 giorni di prova.
Risultati
Selko Vivalto, somministrato in ragione di 3g/capo/giorno, ha determinato un aumento della produzione di latte di 2,4 kg/capo tra 21 e 100 DIM. L’entità della risposta produttiva aumenta nel corso della lattazione al crescere dei DIM. L’ingestione non mostra un aumento significativo, indicando un aumento dell’efficienza produttiva. Il gruppo trattato con Selko Vivalto ha inoltre determinato una maggior produzione di solidi del latte (grasso, proteine e lattosio).
Conclusioni
Dalle considerazioni che emergono dalla bibliografia e dalle prove effettuate da Trouw Nutrition si evince come per vacche da latte ad alta produzione non sia sempre garantito un apporto sufficiente di vitamine del gruppo B utili a coprire i loro fabbisogni. Ne consegue che una corretta supplementazione con un pool vitaminico rumino-protetto come Selko.
Vivalto permetta al fegato di sintetizzare una maggior quantità di glucosio, con riflessi positivi sulla produzione, la salute e la fertilità della mandria.
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