Secondo le stime delle Nazioni Unite, entro il 2050, la popolazione della Terra sarà cresciuta del 26%, raggiungendo i 9,7 miliardi di persone. Far fronte a questa sfida, e garantire la sicurezza alimentare senza compromettere i principali pilastri della sostenibilità, sono tra i principali obiettivi delle Nazioni Unite. L’agricoltura e l’allevamento possono trarre notevoli vantaggi da una gestione sostenibile. I prodotti di orgine animale sono importanti per il consumo umano, ma anche come fonte di reddito.
La sostenibilità è ormai al centro delle discussioni sul futuro dell’agricoltura a livello globale ed il settore dell’allevamento in Europa è sotto esame. In particolare, il settore dei piccoli ruminanti deve adottare pratiche e principi sostenibili per diventare più resiliente e competitivo. Per questo l’allevamento ovi-caprino europeo si trova ad affrontare sfide diverse a livello globale o locale, e costituisce un settore importante per molti paesi, svolgendo ruoli socioculturali, economici e ambientali. In Europa vengono allevati 16,8 milioni di caprini e 130,8 milioni di ovini e questi garantiscono un fonte di reddito per le popolazioni delle zone rurali, comprese quelle marginali. Oggi, lo spostamento verso l’intensificazione della produzione dei piccoli ruminanti, in cui le pratiche di allevamento tradizionali come la pastorizia sono diminuite, indica la necessità di adottare una gestione sostenibile dell’allevamento al fine di garantire la redditività complessiva del settore ovi-caprino.
In merito a ciò, questo studio ha condotto una valutazione della sostenibilità degli allevamenti ovini e caprini di 6 paesi europei e in Turchia. Praticamente, è stato effettuato un lavoro comparativo sull’uso di uno strumento comune di valutazione della sostenibilità (SA) per i principali paesi europei aventi il maggior numero di allevamenti ovini e caprini, quali Grecia, Italia, Spagna, Finlandia, Regno Unito, Francia e la Turchia.
Per la realizzazione di questo studio, dopo aver scelto l’ambito geografico da prendere in esame, sono state individuate le aziende agricole da intervistare (in totale sono stati intervistati 206 allevatori). Successivamente sono stati effettuati la valutazione della sostenibilità e l’elaborazione dello strumento PG – Public Goods, che rientra nel progetto Innovation for Sustainable Sheep and Goat Production in Europe (iSAGE) di Horizon 2020. Il PG prevedeva delle domande che rappresentavano 13 dimensioni della sostenibilità di un allevamento ovino e/o caprino (individuate dal progetto iSAGE sulla base dell’indagine di opinioni ed esigenze dei partner del settore). Da queste domande sono stati elaborati degli indicatori della sostenibilità per ogni paese e per ogni tipo di azienda esaminata. Gli indicatori, ottenuti da questo studio, sono stati poi suddivisi in 3 categorie principali: salute degli animali, benessere animale e gestione del bestiame, indicatori socioeconomici ed indicatori ambientali. Finlandia, Italia e Regno Unito hanno ottenuto risultati migliori rispetto ad altri paesi, mentre Turchia e Grecia hanno ottenuto risultati inferiori alla media nella maggior parte delle categorie.
Chi è il Paese più sostenibile?
La Finlandia sembra essere il paese più sostenibile tra i 7 partecipanti, classificandosi al primo posto in 5 su 13 categorie e risultando al di sopra della media in tutte le categorie. La gestione delle acque, la gestione del suolo e la gestione dei fertilizzanti dimostrano che la conservazione del capitale naturale è un obiettivo fondamentale per gli agricoltori, mentre le eccellenti prestazioni nel paesaggio e nel capitale sociale dimostrano che la società e la conservazione delle loro terre sono importanti per loro.
Il Regno Unito e l’Italia hanno un rendimento superiore alla media in tutte le categorie e ciascuna è in cima alla classifica per 3 categorie. In particolare, il Regno Unito è al primo posto per quanto riguarda salute e benessere degli animali e gestione dell’ambiente. L’Italia, d’altro canto, è in prima posizione per quanto riguarda l’energia e il carbonio, e per la diversità dell’approvvigionamento alimentare, in linea con gli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite del 2030, di grande importanza per l’agenda dell’UE.
La Francia e la Spagna si collocano al primo posto solo per quanto riguarda la resilienza delle aziende agricole e gli incentivi alla governance, rispettivamente; tuttavia, le loro prestazioni sono complessivamente accettabili in termini di sostenibilità.
La Turchia ha mostrato scarsi risultati in materia di sostenibilità rispetto ai suddetti ai paesi. Nonostante ciò, le aziende agricole turche hanno ottenuto un punteggio superiore alla media per quanto riguarda il capitale sociale e la gestione delle risorse idriche, e marginalmente superiore per la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare.
La Grecia raggiunge i risultati più bassi in quasi tutte le categorie: questo è dovuto alla crisi economica del paese, che grava sulle aziende agricole aventi maggiori spese e margini più bassi. La Grecia si trova ad affrontare le sfide comuni ad altri paesi, ad esempio la mancanza di ricambio generazionale e di una forza lavoro disposta a investire tempo e denaro in modelli più sostenibili di produzione animale con una prospettiva a lungo termine. Tuttavia, sebbene la sfida sia comune, in Grecia essa è accompagnata da persistenti problemi strutturali relativi alle piccole dimensioni delle aziende agricole e dalla mancanza di un quadro normativo che consenta di influire sulle prestazioni di sostenibilità degli allevamenti.
I risultati dello studio mettono in luce le sfide per ogni paese, ma anche a livello europeo; in quest’ultimo sono emersi problemi in merito al rinnovamento generazionale ed alla riluttanza ad investire nell’adozione di un approccio più sostenibile con risultati a lungo termine.
Quanto emerso dalla ricerca può essere importante per la formulazione della politica futura. E’ necessario effettuare un esame più approfondito della sostenibilità globale del settore per valutare le prestazioni di diversi tipi di aziende agricole in vari contesti geografici, e per fornire, agli esperti del settore ed alle autorità competenti, risultati più dettagliati e statisticamente importanti, nonché misure ed interventi applicabili in futuro.
Articolo tratto da: Sustainability Assessment of Goat and Sheep Farms: A Comparison between European Countries
Christina Paraskevopoulou 1, Alexandros Theodoridis2, Marion Johnson3, Athanasios Ragkos4, Lisa Arguile3, Laurence Smith5, Dimitrios Vlachos 1 and Georgios Arsenos 6*
- Laboratory of Statistics and Quantitative Analysis Methods, Logistics and Supply Chain Management, Department of Mechanical Engineering, Aristotle University of Thessaloniki, 541 24 Thessaloniki, Greece; chripara@auth.gr (C.P.); vlachos1@auth.gr (D.V.)
- Laboratory of Animal Production Economics, School of Veterinary Medicine, Aristotle University of Thessaloniki, 541 24 Thessaloniki, Greece; alextheod@vet.auth.gr
- Organic Research Centre, Trent Lodge, Stroud Road, Cirencester GL7 6JN, UK; marion.j@organicresearchcentre.com (M.J.); lisa.a@organicresearchcentre.com (L.A.)
- Agricultural Economics Research Institute, Hellenic Agriculture Organization “Demeter”, 115 28 Athens, Greece; ragkos@agreri.gr
- School of Agriculture, Food and Environment, Royal Agricultural University, Cirencester GL7 6JS, UK; laurence.smith@rau.ac.uk
- Laboratory of Animal Husbandry, School of Veterinary Medicine, Aristotle University of Thessaloniki, 541 24 Thessaloniki, Greece
* Correspondence: arsenosg@vet.auth.gr
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