L’Istat ha pubblicato il report “La diffusione delle tecnologie nelle aziende agricole – anno 2020” che offre una panoramica della digitalizzazione delle aziende zootecniche italiane. Nel 2020, il 38,5% delle aziende zootecniche aveva una gestione informatizzata degli allevamenti, dal 6,6% rilevato con il Censimento generale dell’agricoltura del 2010.

L’indice composito DESI* (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società) è lo strumento utilizzato dalla Commissione europea per monitorare la competitività digitale degli Stati membri dal 2015. Le aree di interesse dell’indice sono: connettività a banda larga, competenze digitali, uso di Internet da parte dei singoli, integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese e servizi pubblici digitali. Secondo l’indice DESI 2020 (calcolato ancora su 28 Stati incluso il Regno Unito), l’Italia si posiziona alla 25^ posizione nella graduatoria europea.

Le performance delle aziende, incluse quelle della filiera zootecnica, dipendono anche dall’utilizzo di soluzioni digitalizzate. Nel settore zootecnico gli ambiti di attività interessati dalla digitalizzazione sono, in particolare, la trasformazione digitale delle questioni amministrative (Digitization), le nuove competenze digitali, la tracciabilità, l’agricoltura di precisione, l’Internet of Things (Big Data, droni), la qualità alimentare e ambientale, e l’adozione di tecniche di Precision Livestock Farming (PLF).

Il nuovo report pubblicato da Istat contiene l’analisi del numero di aziende zootecniche presenti in Italia, del tipo di connessione da queste utilizzato, del loro utilizzo delle piattaforme digitali (sito web e social) e dei servizi di Cloud Computing e dell’adozione di tecniche di Precision Livestock Farming. I principali risultati emersi dall’indagine mostrano che tra le aziende intervistate: il 16,1% ha un sito web o una pagina social, il 71,2% utilizza strumenti di precisione (soprattutto nel Nord-Italia) ed il 26,2% ha acquistato servizi di cloud computing.

Il numero delle aziende è in forte calo

A dicembre 2020 sul territorio italiano erano presenti 458.534 aziende zootecniche. Di queste, il 61,7% alleva specie bovine, bufaline, suine e ovi-caprine (prese in considerazione nell’Indagine campionaria sulla consistenza del bestiame). Rispetto al 2019, si stima una notevole contrazione del numero di aziende zootecniche (pari a 282.759) che allevano le specie target. Il calo interessa tutte le ripartizioni geografiche, soprattutto il Centro, dove si registra una flessione del 7,2% rispetto alla media nazionale di -4,8%.

Una azienda zootecnica su due utilizza una connessione fissa in banda larga

La dotazione di reti infrastrutturali e servizi di telecomunicazione (Information and Communication Technology – ICT), accompagnata dall’accesso alla rete internet ad alta velocità (banda larga), è ritenuta condizione essenziale per lo sviluppo delle aree rurali e, dunque, delle aziende zootecniche, in quanto capace di ridurre l’isolamento e migliorare la qualità della vita.

Il Censimento generale dell’agricoltura del 2010 aveva rilevato che solo il 3,8% delle aziende agricole aveva avviato processi di digitalizzazione e l’1,2% navigava su Internet. Nel 2020, quasi un’azienda su tre è dotata di personal computer, di una connessione e delle competenze digitali.

Nel complesso il 52,8% delle aziende zootecniche italiane ha dichiarato di utilizzare una connessione in banda larga. Tale proporzione cambia se si considerano dimensione aziendale e localizzazione geografica. La quota di aziende con più di 5 addetti collegate in rete raggiunge l’82,6%, contro il 59,3% di quelle con 2-5 addetti ed il 39,0% delle aziende con un addetto. Sul territorio, invece, la maggiore diffusione di connessioni veloci si rileva tra le aziende del Nord-ovest (63,1%) e del Nordest (61,4%); decisamente più basso l’utilizzo al Sud e nelle Isole dove la connessione a banda larga riguarda solo il 34,3% delle aziende. Nel grafico seguente sono riportate le percentuali di utilizzo di una connessione internet fissa in banda larga per area geografica e dimensione aziendale.

Bassa la propensione all’utilizzo di piattaforme social

Tra gli allevatori è poco diffusa l’adozione di strategie online per aumentare la visibilità e promuovere i propri prodotti; infatti, soltanto il 16,1% delle aziende intervistate possiede un sito web e profilo aziendale sui social network. Anche in questo caso la dimensione aziendale svolge un ruolo cruciale: è presente online il 47,1% delle aziende zootecniche con più di 5 addetti, il 17,9% di quelle con 1-5 addetti e il 9,0% delle aziende con 1 solo addetto.

A livello territoriale, le aziende localizzate al Centro utilizzano maggiormente i siti web o i social network (rispettivamente 19,2% e 5,9%), posizionandosi sopra la media italiana (rispettivamente 12,5% e 3,6%) in tutte le classi di addetti.

Tra i servizi offerti sul sito aziendale o sui propri profili social, al 1° posto figurano la descrizione di prodotti o servizi e le informazioni sui prezzi (98,4% di aziende), seguono a grande distanza la vendita online (34,9%), le informazioni relative a qualità, sostenibilità e sicurezza dei prodotti (13,4%) e la tracciabilità degli ordini (11,6%). Nel grafico sottostante, sono riportate in percentuale le aziende che dispongono di un sito web o di profili social per area greografica e dimensione aziendale.

Precision Livestock Farming (PLF)

Le tecniche di PLF permettono di automatizzare diverse operazioni e ottenere una maggiore redditività, oltre a valorizzare il benessere animale e a ridurre l’impatto ambientale.

Tra queste tecniche riveste un ruolo importante la mungitura automatizzata, che consente un primo monitoraggio quotidiano di aspetti quanti-qualitativi della produzione. Nei suoi sviluppi successivi permette inoltre un migliore utilizzo dell’alimento per il bestiame, con la conseguenza di accrescere l’efficienza del sistema foraggero e alimentare (Precision Feeding).

In corso di progressiva diffusione è anche il monitoraggio della qualità del latte, del benessere dell’animale e del suo comportamento (ad esempio, con l’analisi delle immagini o rilievi di posizione tramite GPS). Sono inoltre di particolare interesse le applicazioni che consentono il controllo continuo dello stato di salute della mandria, come i sensori On-Farm e In-Line, idonei a fornire indicazioni estremamente precise sullo stato fisiologico o di salute dei singoli capi tali da consentire azioni tempestive e mirate da parte degli allevatori. L’utilizzo di questi strumenti di precisione è più diffuso al Nord-ovest (52,1% contro una media nazionale del 38,5%) mentre la ripartizione centrale è quella in cui si registra la minore propensione (26,4%). Per quanto riguarda i sistemi o i macchinari di zootecnia di precisione introdotti nell’attività produttiva, i più diffusi sono i sistemi informatici per la gestione della mandria (47,8%); seguono i sistemi per il monitoraggio dell’attività produttiva e riproduttiva della mandria (41,0%), quelli deputati alla gestione in remoto dell’identificazione degli animali (29,9%) ed i robot di mungitura (21,4%).

Per tutte le tipologie di capi allevati (bovini, bufalini, suini e ovi-caprini) la gestione della mandria è lo strumento di precisione maggiormente adottato. Il monitoraggio dell’attività produttiva e riproduttiva degli animali è prevalente nelle aziende di allevamento bovino-bufalino e suino, mentre per quelle che allevano ovini e caprini assumono più importanza i sistemi di gestione in remoto dell’identificazione degli animali. Nel grafico seguente sono riportate le percentuali di utilizzo di strumenti di precisione per area gerografica.

Conclusioni

Il ricorso alle tecnologie digitali appare ancora limitato e caratterizza solo una piccola porzione delle aziende zootecniche. Tra quelle che hanno avviato il processo di digitalizzazione il risultato più importante è la maggiore facilità nel condividere informazioni e conoscenze all’interno dell’azienda, indicato dal 24,1% delle unità rispondenti per migliorare il processo decisionale e rendere l’azienda più efficiente e redditizia.

Tra gli altri vantaggi della digitalizzazione segnalati dalle aziende intervistate, il 20,6% dichiara di aver migliorato l’efficienza nella gestione della mandria attraverso il controllo costante della salute degli animali e del processo di mungitura, il 14,9% ha visto crescere l’efficienza dei processi produttivi mentre il 23,1% ha ottenuto risultati di altra natura.

 

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Fonte: Istat