A seguito della definizione da parte dell’UE delle misure di sostegno per gli agricoltori e della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Regolamento Delegato (UE) 2022/467 Della Commissione del 23 marzo 2022 che prevede un aiuto eccezionale di adattamento per i produttori dei settori agricoli, le parti sociali si sono espresse per manifestare la loro opinione ed evidenziare i punti critici ancora da affrontare per fornire un supporto concreto alle aziende.
Copagri: “Pacchetto Ucraina”, da UE positivi interventi su aree ecologiche, aiuti di stato e riserva di crisi.
Verrascina, interventi limitati rispetto a reali esigenze imprese, messe a dura prova da ripercussioni fase pandemica e rincari e speculazioni in atto.
“Fare sistema a livello Paese e comunitario è e deve continuare a essere l’imperativo da seguire per cogliere tutte le possibilità offerte dal nuovo quadro temporaneo per gli aiuti di stato per sostenere l’economia, che rappresenta un segnale importante e forte rispetto alla drammatica crisi in atto”. Lo afferma il presidente della Copagri Franco Verrascina a proposito dell’ok dell’Esecutivo comunitario al cosiddetto “Pacchetto Ucraina”, già discusso e concertato in sede di Consiglio Agricolo.
“In tal senso, accogliamo con favore l’apertura delle aree di interesse ecologico EFA previste dalla PAC, grazie alla quale verrà eliminato l’obbligo di riposo permanente per il 5% delle superfici agricole UE e sarà data ai produttori agricoli la possibilità di recuperare circa 9 milioni di ettari; per il nostro Paese, tutto ciò si traduce nel recupero di oltre 200mila ettari di terreni a riposo, che potrebbero arrivare fino a circa 1 milione considerando anche i terreni incolti o abbandonati”, osserva Verrascina, secondo cui “tale rilevante disponibilità di terre dovrà servire a incrementare la produzione interna di mais, grano e soia”.
“Solo così – prosegue il presidente – si potrà contribuire a contrastare i sempre più incomprensibili aumenti dei prezzi dei cereali, sui quali pesano evidenti e condannabili fenomeni speculativi, che al pari di quanto sta avvenendo per i costi dei carburanti hanno avviato una spirale di rincari ai danni dei produttori agricoli, sempre più stretti nella morsa tra gli aumenti dei costi produttivi e l’incremento delle tariffe energetiche”.
“Oltre ai sensibili aumenti registratisi nei mesi scorsi, infatti, che hanno fatto lievitare il prezzo della benzina del 40% e del gas del 30% circa, spingendo i listini di grano tenero del 53%, della soia del 30% e del mais dell’11%, andranno considerati i nuovi rincari previsti per aprile, quando si potrebbe verificare un ulteriore incremento del 25% per il prezzo dell’energia elettrica, dopo il +55% registrato a inizio 2022, e aumenti più contenuti per il prezzo del gas, anch’esso già sensibilmente lievitato nei mesi scorsi”, evidenzia Verrascina, facendo notare che “tutto ciò si ripercuote ovviamente anche sui consumatori, che hanno visto lievitare i prezzi alimentari con punte dell’11% per la pasta, del 4% per la carne e del 5% per lo zucchero e il pane”.
“Oltre agli interventi sulle EFA, gli agricoltori comunitari potranno beneficiare di un tetto sugli aiuti di stato fissato a 35mila euro per azienda e dell’accesso per la prima volta nella storia alla riserva di crisi della PAC; tali risorse, pur se fortemente limitate rispetto alle reali esigenze delle imprese, messe a dura prova dalle ripercussioni dell’emergenza pandemica e dai rincari in atto, porteranno in dote agli agricoltori del nostro paese poco più di 150 milioni di euro da spendere entro il 2022, che in sinergia con quanto previsto dal cosiddetto ‘DL taglia prezzi’ daranno una boccata d’ossigeno alle aziende maggiormente in difficoltà”, conclude il presidente della Copagri.
Ucraina: Cia, da Ue primi aiuti ad agricoltura. Serve Piano straordinario come in pandemia.
Bene sblocco terreni a riposo, ricorso a riserva di crisi Pac e aiuti di Stato. Ma gravità situazione richiede sforzo comune per maggiori fondi
Dalla Ue arriva una prima risposta importante per garantire la sicurezza alimentare e aiutare gli agricoltori a fronteggiare gli effetti della guerra in Ucraina, stretti tra i costi alle stelle e le speculazioni sui mercati, con gli aumenti del 300% sui concimi e il raddoppio di mangimi ed energia. Bene, quindi, lo sblocco di almeno 4 milioni di ettari di terreni a riposo nelle aree di interesse ecologico (EFA) per aumentare la produzione comunitaria di cereali a partire dal mais, così come il ricorso alla riserva di crisi della Pac, che metterà a disposizione dell’Italia circa 50 milioni di euro. Tuttavia, per rispondere all’intensità della crisi, serve un vero Piano straordinario europeo, secondo la logica adottata con la pandemia, per mobilitare maggiori fondi sull’emergenza in atto anche attraverso un nuovo debito comune. Così Cia-Agricoltori Italiani commenta il pacchetto Ue di aiuti agli agricoltori, contenuto nella “Comunicazione sulla Sicurezza alimentare” approvata oggi dal Collegio dei Commissari europei.
In particolare – spiega Cia – le deroghe al greening per tutto il 2022 sui terreni a riposo servono, in questa fase, per consentire la produzione più sostenuta di cereali e scongiurare la carenza di offerta sui mercati internazionali e le conseguenti speculazioni sui prezzi. D’altra parte, le stime già parlano quest’anno di un deficit in Ue di 7-8 milioni di tonnellate di import dall’Ucraina solo per il mais, indispensabile a tutta la filiera alimentare legata agli allevamenti, dal latte ai formaggi alla carne. Senza contare che, insieme, Russia e Ucraina sono protagoniste di un quarto delle esportazioni globali di grano. Ecco perché sono indispensabili strategie che incentivino i nostri agricoltori a seminare, partendo dal granturco, dopo 10 anni in cui per esempio l’Italia ha arretrato del 30% sulla produzione, ma questa misura deve essere sostenuta anche tramite strumenti assicurativi, in grado di remunerare un’eventuale riduzione dei prezzi pagati agli agricoltori nei prossimi mesi rispetto ai valori attuali.
Altrettanto importanti, secondo Cia, sono l’attivazione della riserva di crisi Pac da 500 milioni, che gli Stati membri potranno cofinanziare al 200%, così come l’ulteriore quadro temporaneo sugli aiuti di Stato, con un tetto di 35 mila euro ad azienda per coprire le spese degli input produttivi, anche se entrambe le misure dipendono molto dalle risorse singole che ogni Paese metterà in campo e, quindi, potrebbero creare delle disparità nei sostegni al settore.
Nel pacchetto Ue -ricorda Cia- ci sono anche i maggiori anticipi sulla Pac; lo stoccaggio delle carni suine; il monitoraggio di input e produzioni per assicurare la continuità delle forniture.
Inoltre, per non fare passi indietro sugli obiettivi di maggiore sostenibilità fissati dal Green Deal ma assicurare allo stesso tempo la crescita di produzione e competitività delle imprese agricole europee -ribadisce Cia- occorrono finalmente regole e norme sull’utilizzo delle nuove tecniche di miglioramento genetico, che superino una legislazione ormai obsoleta e permettano agli agricoltori di garantire l’aumento delle rese, insieme alla riduzione dell’impatto dei prodotti chimici e al risparmio di risorse idriche.
Per garantire la sicurezza alimentare globale, è molto positivo che la Commissione Ue, nella Comunicazione, abbia sottolineato che intende evitare ogni restrizione o divieto all’esportazione, anche attraverso il supporto del WTO, così come è importantissima la possibilità data agli Stati membri di ridurre l’IVA di alcuni prodotti per alleviare l’impatto degli alti prezzi degli alimenti, a tutto vantaggio dei consumatori. Sarebbe necessaria anche -conclude Cia – una riflessione concreta verso la definizione di una politica energetica comune, nonché un confronto internazionale necessario a ridurre, per quanto possibile, la volatilità a fini speculativi legata a prodotti finanziari in campo agricolo.
DL Ucraina, Confagricoltura: “E’ un primo passo. Contiamo sull’iter parlamentare per rafforzare le misure a favore delle imprese agricole”.
“Il decreto legge Ucraina ha destinato 195 milioni all’agricoltura, accogliendo molte delle nostre istanze. La sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale permette di compiere il primo passo per contenere il forte impatto economico derivato dall’impennata dei costi delle materie prime, dell’energia e del carburante, aggravata dal conflitto. Tocca ora al dibattito parlamentare proseguire su questa strada potenziandolo, così da permettere concretamente alle imprese agricole di poter contare su sostegni che le accompagnino verso l’uscita dalla crisi”. Questo il commento di Confagricoltura in seguito alla pubblicazione del decreto in GU.
Numerosi i provvedimenti richiesti dalla Confederazione e recepiti. Ma il caro energia continua ad avere un duplice effetto negativo: da un lato fa aumentare i costi di produzione, dall’altro fa salire con percentuali senza precedenti il prezzo dei fertilizzanti e dei mangimi. Occorre impegnarsi per potenziare le rinnovabili.
E’ positivo il credito d’imposta per l’acquisto di carburante per agricoltura e pesca. Confagricoltura auspica che, nel prosieguo dell’iter di conversione del provvedimento, le misure previste dal decreto legge possano comprendere non solo i consumi di carburante effettuati nel primo trimestre, ma anche quelli dei mesi successivi, in considerazione dell’imminente stagione delle grandi lavorazioni e delle raccolte.
“Confidiamo – conclude l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – che il dibattito parlamentare risolva questo punto, così come riteniamo fondamentale intervenire sui consumi di comparti già sofferenti, come ad esempio gli allevamenti e le serre. Strategica, infine, l’equiparazione del digestato con i fertilizzanti chimici di sintesi”.
Confeuro: Soddisfazione per decreto Ucraina. Ora pensare strategia di lungo periodo per tutelare agricoltura.
In attesa che il decreto compia il suo iter parlamentare, è ora necessario disegnare una strategia di lungo periodo – continua Tiso. Ripensare il sistema agricolo alla luce dell’instabilità degli equilibri politici internazionali significa anche prepararsi ai possibili effetti di lungo termine della guerra in corso. Su questo punto non possiamo permetterci indugi.
Molti osservatori hanno giustamente indicato la strada che porta a una maggiore autosufficienza alimentare. È per questo importante aumentare la produzione e, ove possibile, anche le rese dei terreni, oltre che investire in bacini di accumulo delle acque piovane per contrastare la siccità. Altrettanto essenziale è sostenere la ricerca e l’innovazione per coniugare la crescita produttiva con la tutela della biodiversità. La crisi in corso richiede infatti al sistema agricolo la capacità di cambiare e aggiornarsi a un ritmo più rapido rispetto al passato.
Coldiretti – Ucraina: dalla Ue ok ad altri 200mila ettari in Italia.
Dall’Unione Europea arriva il via libera alla semina in Italia di altri 200mila ettari di terreno per una produzione aggiuntiva di circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione, necessari per ridurre la dipendenza dall’estero. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti al vertice con il Ministro Stefano Patuanelli in riferimento alle misure europee adottate per fronteggiare la crisi per la guerra in Ucraina con la messa a coltivazione di ulteriori quattro milioni di ettari nella Ue per ridurre la dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi, che sta mettendo in difficoltà la capacità di approvvigionamento in Italia e nell’Unione Europea. Tra le regioni più interessate – sottolinea la Coldiretti – ci sono la Campania con 10.500 ettari, la Lombardia con 11.000, il Veneto con 12.300 ettari, il Piemonte con 17.544 e l’Emilia-Romagna con 20.200.
Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue può essere garantita all’Italia una produzione aggiuntiva stimata dalla Coldiretti in circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e di tenero per fare il pane secondo l’analisi della Coldiretti, che sottolinea come nel medio periodo si tratti di un quantitativo che può aumentare di almeno cinque volte con la messa a coltura di un milione di ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità che va combattuta con investimenti strutturali per realizzare piccoli invasi che consentano di conservare e ridistribuire l’acqua.
Un obiettivo raggiungibile per l’Italia che – secondo la Coldiretti – ha abbandonato negli ultimi 25 anni più di un appezzamento agricolo su quattro (il 28% della superficie coltivabile), perché molte industrie hanno preferito approvvigionarsi all’estero speculando sui bassi prezzi degli ultimi decenni anziché fare accordi di filiera con compensi equi come propone la Coldiretti per stabilizzare le quotazioni e garantire nel tempo l’approvvigionamento. Una soluzione che consentirebbe di limitare fortemente la dipendenza dell’Italia dall’estero da dove arriva ora – continua la Coldiretti – circa la metà (47%) del mais necessario all’alimentazione del bestiame il 35% del grano duro per la produzione di pasta e il 64% del grano tenero per la panificazione, che rende l’intero sistema e gli stessi consumatori in balia degli eventi internazionali
Appare però del tutto insufficiente – evidenzia la Coldiretti – l’annunciato impiego della riserva di crisi della Politica Agricola Comune che per l’Italia significa un importo inferiore ai 50 milioni di euro i quali, anche se possono essere cofinanziati per il 200%, sono assolutamente inadeguati a dare risposte concrete alle difficoltà che stanno subendo aziende agricole e della pesca e gli allevamenti, costretti ad affrontare aumenti insostenibili per energia, mangimi, concimi. Insufficienti secondo la Coldiretti anche i livelli di aiuto previsti dal Quadro temporaneo aiuti di Stato per la crisi Ucraina, appena pubblicato, che prevede un tetto massimo di 35.000 per azienda agricola, ampiamente al di sotto delle reali esigenze.
“A livello comunitario servono più coraggio e risorse per raggiungere l’obiettivo fissato dai capi di Stato a Versailles di “migliorare la nostra sicurezza alimentare riducendo la nostra dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare però come sia necessario che “alle importazioni venga applicando il concetto della reciprocità negli standard produttivi in modo che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute. Al contrario, va avversato – precisa Prandini – ogni tentativo di ridurre gli standard di sicurezza alimentare con l’autorizzazione di importazioni che mettono a rischio la salute, dal glifosate utilizzato in preraccolta nel grano in Canada alle aflatossine cancerogene in eccesso nei mangimi dagli Usa fino alla concessione di pericolose deroghe ai prodotti contaminati con principi chimici vietati perché pericolosi.
“A questo proposito – conclude Prandini – preoccupa il richiamo della Commissione alla flessibilità temporanea ad alcune norme sulle importazioni ma anche le deroghe concesse in Italia dove è già stato consentito di non indicare nelle etichette degli alimenti la provenienza degli olii di semi indicati mettendo a rischio la trasparenza dell’informazione ai consumatori”.
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