In considerazione delle notizie di questi giorni relative alla morte di alcuni bovini a causa di un avvelenamento da durrina, abbiamo chiesto una puntualizzazione sui pro e contro della coltivazione del sorgo al Dott. Sergio Vaiani, presidente di Agroteam  S.p.A.

Il sorgo, specie quello da foraggio, è una coltura sempre più utilizzata dagli allevatori di ruminanti.

Le ragioni di questa popolarità sono molteplici:

  • Scarso fabbisogno d’acqua, se comparato al mais da insilare.
  • Minore richiesta di concimazioni.
  • Fibra (NDF) più digeribile rispetto alla fibra del mais insilato.
  • Apporto di 100% foraggio, al contrario del silomais che ne apporta circa il 70%.
  • Scarsa possibilità di stress da siccità (di norma la pianta non si stressa per carenza di acqua, ma rallenta la sua crescita e poi riparte).
  • Economicità dell’investimento in seme.
  • Grande appetibilità.
  • Velocità di crescita (circa 90 giorni dalla semina allo sfalcio).

E queste sono solo alcune, ma le principali, caratteristiche che rendono questa coltura sempre più popolare. È facile capire poi come il cambiamento climatico, e la scarsa piovosità in particolare, abbiano contribuito ad accelerare un processo comunque già in atto. Purtroppo, forse non è a tutti noto che la pianta del sorgo può, in condizioni particolari, essere tossica.

Citiamo Les Vough, Agronomo impegnato nell’extension service alla Oregon State University, Corvallis.

Sudangrass e sorgo fanno parte di un gruppo di piante che producono cianuro, che può avvelenare il bestiame in determinate condizioni. Le piante possono produrre glucosidi cianogenetici durante la loro fase di crescita. Nelle piante cianogenetiche si può produrre acido cianidrico, sostanza tossica spesso chiamata anche acido prussico e abbreviato HCN. Il cianuro e i glucosidi, se intatti ed ancora legati, non sono velenosi di per sé, ma in presenza di determinati enzimi sono altamente tossici sia per l’uomo che per gli animali. Tutto ciò può capitare in fase di stress della pianta. 

In condizioni di crescita normali, il glucoside intatto si trova nella pianta. Quando le piante contenenti tali glucosidi vengono ingerite dagli animali, vengono prontamente eliminate prima che si verifichi una concentrazione sufficiente per essere dannose. Tuttavia, alcune condizioni che coinvolgono il clima, la fertilità del suolo, lo stadio di crescita e tutto ciò che ritarda la crescita e lo sviluppo delle piante, possono aumentare i glucosidi cianogenetici nelle piante. Una rapida ricrescita dopo un ritardo favorisce l’aumento dei glucosidi. L’appassimento ed il gelo possono causare un rapido aumento dell’acido cianidrico (acido prussico) in una pianta che altrimenti non sarebbe stata tossica. Chi alleva bestiame dovrebbe usare cautela nel far pascolare gli animali su piante che contengano quantità apprezzabili di questa sostanza velenosa.

Il sorgo ha percentuali potenziali di acido prussico molto più alte se comparate al Sudangrass, ma in ogni caso bisogna considerare che anche quest’ultimo non è sicuro per il pascolo prima che le piante abbiano raggiunto la maturità.

Anche il sorgo insilato può contenere quantità tossiche di acido prussico che tuttavia viene eliminato in forma gassosa sia nella fase di caricamento del silo, che nella fase di fermentazione e nel feed out. Per cui l’insilato, ma anche gli stocchi, possono essere utilizzati con sicurezza. 

Di solito ci sono scarsi pericoli di avvelenamento da acido prussico anche nel pascolo per la maggior parte delle varietà di sudangrass. Tuttavia, i ricacci dopo lo sfalcio, la siccità, il gelo o il pascolo di piante giovani possono portare all’ingestione di piante con quantità apprezzabili di acido prussico.

Le giovani piante e le foglie di sudangrass e sorgo contengono il glucoside cianogenetico dhurrin (o durrina). In queste giovani piante e foglie è presente anche un enzima che scompone parte dell’innocuo glucoside dhurrin per rilasciare il veleno noto come “acido prussico” o “acido cianidrico” (HCN). Se le piante vengono danneggiate, come per congelamento, masticazione, calpestio o siccità, possono liberare più facilmente quantità maggiori del veleno.

Varie specie di animali reagiscono in modo diverso quando vengono nutrite con piante contenenti questi glucosidi. Queste differenze sono causate dalle diverse strutture anatomiche dei vari animali. Bovini e ovini, essendo entrambi ruminanti, sono noti per essere soggetti ad avvelenamento da glucosidi cianogenetici, in quanto il rumine non è né fortemente acido né alcalino e contiene una notevole flora di microrganismi e grandi quantità di enzimi. Tutto ciò rappresenta un ottimo mezzo per favorire l’idrolisi del glucoside con liberazione dell’agente tossico – acido cianidrico – che viene poi rapidamente assorbito nel sangue. Cavalli e maiali, viceversa, non essendo ruminanti hanno un solo stomaco che è fortemente acido per la presenza di acido cloridrico (HCI).

L’azione tossicante dell’HCN è quasi immediata, e cioè si espleta non appena viene liberato dai glucosidi. L’azione specifica dell’HCN sugli animali è dovuta al fatto che questo si combina con l’emoglobina per formare la cianoglobina, che non trasporta ossigeno. Così i tessuti animali sono privati ​​dell’ossigeno necessario. L’animale avvelenato da cianuro mostra un aumento della frequenza respiratoria e della frequenza cardiaca, è ansimante, ha contrazioni muscolari o nervosismo, tremore, schiuma dalla bocca, colorazione blu del rivestimento della bocca e spasmi o convulsioni; la morte avviene per paralisi respiratoria. I segni clinici si osservano raramente perché la maggior parte degli animali avvelenati da HCN muore nel giro di pochi minuti una volta che l’agente tossico è entrato nel flusso sanguigno, di solito entro 15-20 minuti dopo che gli animali hanno consumato il foraggio. È stato dimostrato da vari ricercatori che ci vuole una dose di 1 grammo di HCN per uccidere una vacca di 600 Kg. La quantità può variare leggermente a seconda della capacità disintossicante e della resistenza fisica dell’animale.

È inoltre possibile che bovini e ovini consumino foraggi contenenti piccole quantità di HCN senza effetti negativi o segni di avvelenamento da cianuro. È solo quando il veleno entra nel flusso sanguigno a una velocità maggiore rispetto alla velocità disintossicante dell’animale che avviene un avvelenamento fatale.

La disintossicazione del cianuro in tiocianato è un processo rapido; l’animale che mangia velocemente è a maggior rischio poiché il tasso di formazione di cianuro supera quello di disintossicazione. Livelli da 0 a 25 milligrammi (mg) HCN/100 grammi (g) di tessuto vegetale secco sono stati considerati sicuri per il pascolo, livelli da 50 a 75 mg/100 g sono ritenuti dubbi e concentrazioni superiori a 100 mg/100 g sono considerate come altamente pericolose.

A questo punto i consigli da dare agli allevatori sono assai semplici:

  • Non utilizzare sorghi per essere pascolati.
  • In subordine attendere che le piante abbiano raggiunto un’altezza di circa 60 cm.
  • Se si ha necessità di effettuare il pascolamento, preferire culture diverse (ad esempio Miglio Perlato) non tossiche.
  • Indipendentemente dalla tossicità, è bene guardarsi dalle concimazioni pesanti per foraggi da pascolo, in quanto il rischio di Nitriti-Nitrati in eccesso è sempre dietro l’angolo. Non si ha mortalità (difficile) ma in ogni caso si arrecano danni agli animali.