1975 – Roma
A metà degli anni cinquanta del secolo scorso, ditte come la Parmalat e le Centrali del Latte di Modena, poi di Roma e di Milano, abbandonano le pesanti bottiglie di vetro e mettono in vendita il loro latte in nuove confezioni di cartone di diversa forma, aprendo una via che fa la fortuna di questo tipo di materiale. Non si tratta infatti di un semplice cartone come sembra, ma di un poliaccoppiato, un materiale impermeabile costituito da più strati, generalmente di polietilene, carta e alluminio, utilizzato per l’imballaggio alimentare e comunemente definito anche come Tetra Pak.
Nell’antichità il latte era spesso venduto nelle città dal pastore; egli portava con sè i suoi animali, di solito capre, che mungeva mettendo il latte nel vaso dell’acquirente. Più di recente sorgono le latterie, locali nei quali si vende solo latte, formaggi e uova, e dove il latte, contenuto in un grande vaso di solito di alluminio, è prelevato con misurini di alluminio, certificati dall’autorità a contenere un quarto di litro o mezzo litro di latte, consegnato all’acquirente che si presenta con un bottiglia o un altro recipiente. Con l’arrivo delle Centrali del Latte, dove si compie la pastorizzazione dell’alimento, questo è immesso in bottiglie di vetro quasi sempre da un litro e chiuse con un tappo di stagnola, bottiglie che sono riportate per essere riutilizzate. In tempi più recenti il latte non è più distribuito dalla capra ma anche da distributori automatici, le bottiglie di vetro sono sostituite da bottiglie di plastica, e gran parte del latte è venduto in contenitori di varia forma fatti del poliaccoppiato inventato da Ruben Rausing che ci concede un’intervista a Roma. Infatti, nel 1969, per motivi fiscali, Rausing ha lasciato la Svezia per Roma, pur mantenendo in Svezia la sua casa di campagna a Simontorp, vicino a Lund.
Gentile Dottor Rausing, così la chiamo perché so che lei è stato nominato Dottore Honoris Causa in Medicina presso l’Università di Lund e in Economia e Tecnologia in altre Università, come è nata la sua invenzione che l’ha reso celebre?
In breve ricordo che mi sono diplomato in economia e pubblica amministrazione in Svezia, poi ho preso un Master in Economia alla Columbia University di New York City. Il mio primo impiego in Svezia è stato presso una nota azienda di stampa dove ho avuto il primo incontro con la carta. In America nel 1920 ho incontrato i negozi di alimentari self-service, rendendomi conto che questo sistema avrebbe avuto successo anche in Europa dove le bevande non gassate come latte e succhi erano vendute in pesanti e ingombranti bottiglie di vetro. Bisognava trovare una nuova e moderna tecnologia di confezionamento e ho pensato ad un contenitore di cartone per alimenti liquidi, simile agli igienici e pratici cartoni di carta cerata che avevo visto all’estero. Per questo mi sono indirizzato al cartone e alla plastica, materiale decisamente migliore di una cera e che offre preziose caratteristiche. Avendo conosciuto l’industriale Erik Åkerlund, con lui nel 1929 a Malmö abbiamo costituito la società Åkerlund & Rausing di confezionamento, producendo prima imballaggi in cartone per alimenti secchi poi sviluppando un contenitore di cartone per alimenti liquidi creando un tetraedro di cartone rivestito di plastica, brevettato il 27 marzo 1944.
Quali sono i maggiori successi da lei ottenuti in seguito ?
Indubbiamente lo sviluppo di contenitori per i più svariati tipi di alimenti liquidi o semiliquidi e con caratteristiche chimiche diverse, e la progettazione e costruzione di attrezzature, macchine e impianti anche in condizioni asettiche. La tecnologia Aseptic apre nuovi mercati nei paesi in via di sviluppo e scatena un’esplosione virtuale delle vendite la cui importanza è la diffusione si può dire in ogni parte del mondo. I primi mercati di esportazione sono stati Germania (1954), Francia (1954) e Italia (1956). Mi piace anche ricordare che sono stato nominato Dottore Honoris Causa in Medicina presso l’Università di Lund nel 1957, in Economia presso la Stockholm School of Economics and Business Administration nel 1959 e in Tecnologia presso il Royal Institute of Technology nel 1977, e sono membro della Royal Swedish Academy of Engineering Sciences (Ingenjörsvetenskapsakademin, IVA).
Gentile Dottor Rausing, nel ringraziarla per l’intervista, un’ultima domanda. l’Italia nella quale Lei ora vive è tra i primi paesi nei quali lei ha esportato i suoi prodotti, quale il motivo?
Diversi sono i motivi per i quali vivo a Roma, tra i quali il clima e soprattutto perché qui si vive bene, cominciando dalla cucina. L’Italia è uno dei primi paesi nei quali ho iniziato l’esportazione della mia invenzione per merito del parmigiano Calisto Tanzi (1938 – 2022) che nel 1961 cerca di ampliare le attività di un piccolo caseificio e impianto di pastorizzazione in località Collecchio (Parma), che denomina prima Dietalat e poi Parmalat. Desideroso di sperimentare nuove soluzioni commerciali, nel corso di un viaggio in Svezia in un negozio di Stoccolma vede il latte venduto in confezioni Tetra Pak. Intuendo la versatilità ed economicità di tale imballaggio, Tanzi contatta la mia ditta, decidendo di investire nella nuova tecnica da me inventata e parallelamente di sviluppare il procedimento UHT per rendere il latte a lunga conservazione. Nel 1962 i primi contenitori prodotti e usati in Italia hanno la forma di un tetraedro, con quattro facce triangolari, molto diffusi fino agli anni Settanta, e in seguito sono sostituiti dal più noto brick di forma rettangolare. Sull’onda del successo presto Tanzi estende il medesimo principio a conserve alimentari e succhi di frutta, consentendo a Parmalat di crescere ed affermarsi come azienda alimentare leader a livello internazionale. Successivamente in Italia altri seguono l’esempio, perché il nuovo confezionamento molto maneggevole e igienico in un certo senso apre una strada ancora sconosciuta a chi si occupa di packaging. Infatti, la comunicazione che si può fare su una bottiglia di vetro è decisamente limitata rispetto a quello che si può fare con una confezione di Tetra Pak, sia per l’aspetto grafico che per il sistema di apertura e per le diverse personalizzazioni.
Giovanni Ballarini, dal 1953 al 2003 è stato professore dell’Università degli Studi di Parma, nella quale è Professore Emerito. Dottor Honoris Causa dell’Università d’Atene (1996), Medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte del Ministero della Pubblica Istruzione della Repubblica Italiana, è stato insignito dell’Orde du Mérite Agricole della Repubblica Francese. Premio Scanno – Università di Teramo per l’Alimentazione nel 2005, Premio Giovanni Rebora 2014, Premio Baldassarre Molossi Bancarella della Cucina 2014, Grand Prix de la Culture Gastronomique 2016 dell’Académie Internationale de la Gastronomie.
Da solo e in collaborazione con numerosi allievi, diversi dei quali ricoprono cattedre universitarie, ha svolto un’intensa ricerca scientifica in numerosi campi, raggiungendo importanti e originali risultati, documentati da oltre novecento pubblicazioni e diversi libri.
Da trenta anni la sua ricerca è indirizzata alla storia, antropologia e in particolare all’antropologia alimentare e anche con lo pseudonimo di John B. Dancer, ha pubblicato oltre quattrocento articoli e cinquanta libri, svolgendo un’intensa attività di divulgazione, collaborando con riviste italiane, quotidiani nazionali e partecipando a trasmissioni televisive. Socio di numerose Accademie Scientifiche è Presidente Onorario dell’Accademia Italiana della Cucina e già Vicepresidente della Académie Internationale de la Gastronomie.
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